Gli oggetti, come le persone, portano i segni degli anni che passano.
I mobili antichi conservano il fascino del tempo andato e rappresentano un passato che è sempre bello far rivivere.
Spesso i mobili antichi o di pregio, all’apparenza spenti e rovinati, necessitano di poche, ma adeguate cure per tornare ad essere oggetti non solo di valore, ma soprattutto belli da vedere.
L’arte del restauro si occupa di riportare il mobile allo stato originale, senza stravolgerlo e rispettando il più possibile la sua essenza. E’ un lavoro che richiede passione, ma anche buone conoscenze degli stili e delle caratteristiche di ogni epoca, poiché per eseguire un valido restauro bisogna sapere in quale periodo storico va collocato l’oggetto in questione. Solo con questi presupposti si potrà agire in modo da non cambiarlo o alterarne le caratteristiche, ma semplicemente riportarlo al suo stato originario.
La prima cosa da fare quando ci si trova davanti ad un mobile di pregio è pulirlo con cura, anche per riuscire ad osservarlo bene e valutare il suo stato effettivo.
La pulitura va fatta in due tempi. Prima di tutto, se il mobile è stato in soffitta o abbandonato in qualche angolo, va spolverato accuratamente, eliminando lo sporco con pennellini di varie misure ed un aspirapolvere.
Dopo aver provveduto alla prima pulizia generica, si passa a quella che rientra nelle fasi del restauro.
Bisogna capire quale tipo di rifinitura è stata utilizzata e decidere se si vuole tenerla. Potrebbe trattarsi di rifinitura a cera, usata soprattutto per mobili in massello o rustici, oppure a gommalacca, usata per mobili creati dal XVIII secolo in poi.
La gommalacca è un prodotto naturale, ottenuto dalle secrezioni di una cocciniglia che vive in Asia. La patina lucida che regala al legno è gradevole a vedersi, ma anche al tatto, poichè risulta asciutta e morbida.
Se la verniciatura del pezzo antico è in buono stato non conviene sverniciarlo, ma sarà sufficiente lucidarlo con attenzione, soprattutto senza fretta, per riportarlo ad un ottimo stato.
La lucidatura con la gommalacca richiede pazienza e la conoscenza di alcune tecniche, ma è possibile impegnarsi nel realizzarla, anche con risultati soddisfacenti.
Una buona lucidatura prevede sempre la chiusura dei pori del legno, ma se il mobile è già stato trattato e non ha subito aggiunte di falegnameria dovrebbe avere i pori ben chiusi.
Per la lucidatura bisogna procurarsi la gommalacca, che andrà diluita in alcool a 94 gradi, il materiale per fare i tamponi, quindi delle pezze di lino, ed infine del tessuto di lana.
Il lino, o il cotone (l’importante è che non lasci residui), va tagliato in quadrati di circa 20 centimetri.
La soluzione di gommalacca diluita va posta in una tazza, in cui verrà imbevuta la lana che, strizzata, andrà sistemata al centro della stoffa di lino. Chiudendo i lembi si ottiene il tampone, che va usato per stendere la gommalacca sulla superficie del mobile..
Una volta pronto il materiale, si può cominciare a dedicarsi alla fase di lucidatura; inizialmente la soluzione di gommalacca e alcool sarà in rapporto di un etto di gommalacca per un litro di alcool, ma nelle fasi successive sarà sempre più diluita.
Il tampone va passato con movimenti regolari e continui sulla superficie di legno, in modo che l’alcool, evaporando, lasci un sottile strato di gommalacca lucida sul mobile. Si parte da un’estremità e si arriva all’altra, senza ripassare dove già fatto e senza fermarsi a metà. Quando il tampone è asciutto, si fa scivolare fuori dal bordo per inzupparlo nuovamente.
Anche se con una concentrazione maggiore si otterrebbe uno stato più consistente, il consiglio è di non avere fretta e passare una soluzione leggera, più volte. E’ importante che dopo ogni mano si lasci trascorrere abbastanza tempo, anche diversi giorni, per permettere alla gommalacca di asciugare bene.
Dopo la fase di lucidatura, c’è la brillantatura, quella che finalmente renderà ben visibili i risultati di tutto il lavoro. Con un tampone nuovo ed una soluzione di gommalacca molto diluita, circa un etto in due litri di alcool, si passa velocemente sul mobile per eliminare ogni ombra, alone o macchia.
Non è impossibile restaurare un mobile antico da soli, ma bisogna farsi prima una buona cultura in merito ed è sempre consigliabile, se già non lo si sa con sicurezza, rivolgersi ad un esperto per farsi almeno ragguagliare su età e valore dell’oggetto.
Provare a restaurare un pezzo di antiquariato può essere inteso quasi come un hobby, ma sicuramente non è un passatempo facile. Le cose da sapere, a livello teorico per la storia e le caratteristiche di quel determinato pezzo antico, e quelle pratiche, dosaggi e movimenti da eseguire con la perizia che si acquisisce con l’esperienza, rendono l’arte del restauro non proprio alla portata di tutti.
Se poi si pensa che alcuni errori potrebbero rovinare irrimediabilmente il valore dell’oggetto, le titubanze diventano, a ragione, davvero tante.
Affidare un mobile antico ad un restauratore abile e capace non significa trascurarlo o privarsi del piacere di vederlo ritornare al suo splendore.
Informarsi, conoscere i dettagli delle lavorazioni artigianali che secoli o decenni addietro, hanno portato alla realizzazione di quel mobile, fatto proprio in quel modo, aiuta a sentirsi partecipi, anche se a ridargli l’aspetto originario sarà il restauratore di fiducia.